[ ANTOLOGIA ]

8 - Rigetto e apogeo: Europa


    "Il tango si trasformerà per la 'gente bene' - e senza transizione - da randagio, indecente e pornografico, in pittoresco, credibile ed eccitante" afferma Ferrer.

    Sebbene nell'opinione di Mario, questo trionfo è paradossale e comporta una declinazione:
"Il tango aveva già gettato le sue vesti identificative di "guappezza": la scarpetta bordata, lo stivale militare, il pantalone bombato, il fazzoletto al collo, il garofano sull'orecchio, il coltello. Cominciò a vestirsi con l'abbigliamento armonico più consono all'ambiente che cercava di conquistare…Nell'apoteosi, senza dubbio, risuonava l'annuncio della declinazione".

    Parte essenziale di questo apogeo del tango in qualunque cerchia sociale può essere spiegato attraverso la sua espansione in Europa. Una rivista argentina informava nel dicembre del 1911:
"Il boston, il doppio boston, il triplo boston, furono in altri tempi i balli di moda nelle sale di Parigi; però quest'anno il ballo di moda è il tango argentino che è arrivato a essere ballato quanto il valzer. Come si vede le sale aristocratiche della grande capitale accolgono con entusiasmo un ballo che qui, per la sua pessima tradizione, non è nemmeno nominato nei saloni da ballo, dove i balli nazionali non hanno goduto mai di alcun favore. Parigi che tutto impone, riuscirà a far accettare alla nostra buona società il tango argentino? Non ci si può sperare, nonostante Parigi, tanto capricciosa nelle sue mode, farà tutto il possibile per questo. E certamente non avrebbe poco gradimento tale 'acclimatazione' del tango nella sua patria. "

   
Infatti, quando il tango cominciò a guadagnare il favore degli europei, alcuni illustri argentini si diedero da fare a segnalare la sua origine spuria, la sua tradizione malsana, con queste parole: " Il tango a Buenos Aires è un ballo proprio delle case malfamate e dei locali della peggior specie. Non si balla mai nelle sale di buon tono né tra persone distinte. Per l'orecchio argentino la musica del tango risveglia idee realmente spiacevoli. Non vedo differenza alcuna tra il tango che si balla nelle eleganti accademie di Parigi e quello che si balla negli infimi ritrovi notturni di Buenos Aires. È la stessa danza, con gli stessi gesti e le stesse contorsioni."

    Contro queste parole pronunciate dall'ambasciatore argentino a Parigi, si alzano altre voci. Rossi ricorda:
"Figlio di un' "accademia", il destino ironico e mordace introdusse il tango nell'ermetica Accademia Francese, vecchio e famoso cenacolo irradiatore di luci culturali in tutto il mondo civilizzato…" E poi aggiunge:
"Il famoso sito si riempì di pubblico che non ci sarebbe entrato uno spillo. Comparvero gli accademici, mentre si notava la mancanza di alcuni che si può presumere non volessero onorare con la loro presenza l'inquietante ballo rioplatense…"
   
    Chi si incaricò in questa occasione di elogiare la nostra musica popolare fu il poeta Richepin; una cronaca dell'epoca ricorda che: " … non fu in realtà un elogio del tango, fu piuttosto, com'era presumibile, un elogio della danza; però non c'è dubbio che, anche tenendo conto di questa finta accademica, fu un atto di coraggio menzionare persino sotto la cupola tempio di tutta la rispettabilità, la più stramba delle irriverenze coreografiche."

    Più tardi, André de Fouquières, [*] " …che era all'apogeo nella sua veste di critico dosatore delle mode e tutti i capricci sociali", si riferirà al tango in questo modo:
"Il tango è una danza sottile e voluttuosa. Nacque nella periferia e si depurò nei saloni. Il tango è triste, di ritmo accarezzante, insinuante. Ci ha dato una lezione di psicologia musicale e noi abbiamo inventato per il ballo una coreografia letteraria. La nostra vita è fugace, inquieta, avida… Ci serve il tango come pausa e riposo per lo spirito. È come un ritorno discreto all'istinto primitivo. Gli si è dato prestigio aristocratico in Francia; ora il tango è grazioso e spirituale, ha 'quintessenziato' la sua lascivia; a Buenos Aires non si riconoscerebbe…"
   
    Le modifiche che si andarono operando sul genere ispirarono più di una critica, più di una lamentela in diversi testi di tango. Una di queste sottolinea:

Te cambiaron la pinta allá en Europa                    Ti cambiarono aspetto laggiù in Europa
y en francés le batieron Le Tangó                          e in francese ti chiamarono Le Tangò
pero vos no has cambiado con la ropa                  però tu non sei cambiato col vestito
y seguís siendo siempre como yo.                         e continui a essere sempre come me.


    Un'altra recita:

¡Qué quieren aquellos jaileifes del Centro             Che vogliono quei damerini del centro
que te han disfrazao y te han hecho un bacán;      che ti hanno rivestito e ti han fatto signore;
serás siempre extraño en la aristocracia,              sarai sempre un estraneo nell'aristocrazia,
en cambio sos hijo acá en tu Arrabal!                    invece qua sei figlio nella tua periferia !

[ "Tango, te cambiaron la pinta" 1929 Carlos Gardel, musica Alberto Richard, testo Tabanillo
e "Tango argentino" 1929 Carlos Gardel, musica Juan Félix Maglio, testo Alfredo Bigeschi ]


    Nonostante ciò, i cambiamenti sofferti dal tango in terra europea non arrivarono a implicare una reale (o totale) trasfigurazione. Perlomeno, questo è ciò che si desume da una cronaca apparsa in un quotidiano argentino e inviata da Parigi:
"Siamo stati in via delle Acacie, i cui marciapiedi erano molto affollati, quando il mio amico richiamò la mia attenzione su una donna giovane, bella, con un vestito che le avvolgeva le gambe come un esile chiripà. [*]
Dopo averla osservata un istante, il mio amico ed io ci guardammo sbalorditi. Non c'era dubbio! Quella ragazza imitava nel passo, quasi in punta dei piedi, nell'alzata delle spalle, nel suo abbigliamento e andatura, i modi caratteristici della nostra gente orillera."


    Altri valori si attribuirono al tango durante la seconda decade del secolo in Europa. Così per esempio commenta un giornalista inglese:
" Sarebbe un'ingiustizia negare che il tango, il gran delirio attuale di tutta Europa, possieda una marcata influenza educatrice; negli ultimi sei mesi la gran massa di pubblico ha familiarizzato col nome e la posizione geografica della Repubblica Argentina, più ampiamente di quanto abbiamo potuto insegnare loro in anni e anni di informazione sulle ferrovie e le coltivazioni. Il tango è quindi l'ultima forma di penetrazione pacifica con cui l'Argentina sta conquistando il Vecchio Mondo."


    Ma l'apogeo di questo genere non si limitò a un ordine strettamente musicale e offrì curiose sfaccettature: "I sarti parigini " - commenta un giornale inglese - "marciano insieme agli avvenimenti. Dimostrano il loro fine olfatto nello scoprire il trionfo del tango in prospettiva, quando dal primo momento lanciarono una moltitudine di modelle con vari 'abiti-tango'. Poi facendo un passo ulteriore hanno aperto sale di tango annesse alle loro esposizioni. Alcune case offrono 'tè-tango' alla sera una o due volte a settimana e invitano la loro clientela a queste feste, nelle quali le loro modelle agghindate con le ultime creazioni 'stile-tango' e che naturalmente sono le migliori tanguere del negozio, passano tra le invitate esibendo gli articoli della casa e ballando tango quando vengono invitate."

    Le più diverse opinioni delle personalità più diverse si espressero in quegl'anni riguardo al tango. Rossi sintetizza: "La regina Maria d'Inghilterra decise di non assistere a nessuna festa dove figurava il tango, però lo permise alle sue dame. La duchessa di Norfolk dichiara che il tango non è accettabile ' perché contrario al carattere inglese e agli ideali inglesi ' con questo dimostrando di avergli dispensato la sua graziosa attenzione. Lady Byron simula il suo disgusto dicendo civettuolamente che 'è un buon esercizio', indiscutibilmente è una facezia; e son forse altra cosa i Lanceri moderni? In ogni caso il tango è meglio del bridge'. La regina Alessandra lo vide ballare a casa di Lord Derby e dichiarò di considerarlo al massimo grazioso e che tornerà a contemplarlo con gran piacere…"

    Anche Ferrer fornisce dati di questo periodo: "Intanto, insieme alle 'cena-tango' offerte dal Savoy Hotel di Londra nella stagione del 1914, proliferano altre infinite varianti di grande attualità, prodotti del genio della pubblicità e della moda: i 'concorso-tango', i 'tè-tango', il 'colore-tango', gli 'champagne-tango', la 'gonna-tango' e tante altre assurdità proprie di un gran capriccio internazionale che nessun beneficio sembra apportare nel fare storia in favore della nostra arte popolare." E aggiunge: "Pio X dette al tango - con tutte le premure del caso - opportune credenziali di decenza quando l'indecenza andrebbe attribuita a chi, dopo averlo ignorato a causa della sua origine, lo ha adottato a titolo di moda, dato il suo destino circostanziale."

    Rossi dice, burlescamente: "Il Vaticano allarmato condannò quel ballo e inviò istruzioni ai parroci affinchè attaccassero 'quella danza selvaggia', ma, oh miracolosissimo taumaturgo del 'corte y quebrada'!, la proibizione fu assolutamente ignorata da tutta l'aristocrazia e nobiltà." … " Questa delusione imprevista collocava il Vaticano nel ridicolo come mai prima, da cui era necessario defilarsi a tutti i costi." … "Pio intanto intendeva informarsi personalmente sulla danza magnetizzante e tentatrice; a questo scopo volle che due giovani del vecchio patriziato romano lo ballassero davanti a lui nella maniera usuale delle grandi sale. Si dichiarava favorevolmente impressionato e immediatamente toglieva la proibizione a questo ballo."

    L'evento ispirò allora dei versetti molto conosciuti:

Dicen que el tango es una gran languidez            Dicono che il tango sia un languore infinito
e que por eso lo prohibió Pío Diez…
                   e perciò Pio Decimo lo dichiarò proibito
En los salones elegantes
                                       Nei saloni eleganti
Nuestra damitas, con polleras chispeantes,
        le nostre signorine con gonne brillanti
hacen diabluras que son locuras,
                          fan diavolerie che son pazzie,
bailando el tango que es un fandango
                  ballando tango come fosse fandango

    In relazione alla proibizione del tango pare opportuno ricordare questo brano che A. Della Corte e G. Gatti includono nel loro Dizionario della musica:
"La furlana è una danza veneziana che riemerse per poco tempo nel 1914, quando Pio X acconsentì, si dice, un ritorno alla furlana per contrastare la diffusione dl tango…"

    Luis de Baviera in quei giorni faceva sapere in una circolare confidenziale indirizzata a i capi del suo esercito che:
" … il ballo del tango è un assurdo e inoltre indigna che sia ballata da quelli che ostentano l'onorevole uniforme militare."

    Emblematico delle reazioni che provocò il tango è anche il seguente aneddoto:
"A Cleveland, città dell'Ohio, un individuo chiamato Henderson, professore di ballo, era stato accusato dal capo della polizia di insegnare un ballo immorale. Si trattava del tango. In udienza il professore mostrò praticamente il ballo sotto accusa, ballando il 'tango argentino' degli europei. Il presidente, suggestionato dalla dimostrazione, osservò che era una manifestazione artistica squisita, impeccabile; però all'udire ciò il capo della polizia segnalò: ' È un errore. Il tango che ha eseguito qui quest'uomo è fatto per il tribunale. Chiedo che qualche persona più sincera di Henderson balli davanti ai giudici il tango autentico'. I magistrati disposero che così si facesse il giorno dopo e, a tale prova assistettero un centinio di persone le quali dovettero essere contenute continuamente perché l'entusiasmo le portava continuamente all'applauso…"

    Le confusioni che il tango stimolò in altre terre non furono minori di quelle già provocate in patria. Nel 1095 una rivista porteña spiegava:
"Arrivato il carnevale, il tango diventa padrone e signore di tutti i programmi di ballo e la ragione è che essendo il ballo più libertino, solo in questi giorni di follia può essere tollerato. Non c'è teatro dove non si annuncino nuovi tanghi il che è un grande incentivo per la clientela di ballerini che desiderosa di ostentare bravate e adorni di tale danza lasciva, accorrono come mosche al miele…"

    La lascivia o la sensualità attribuite al tango ebbero più importanza di un'opinione dissidente. Lazaro Liacho decreta:
"Se il tango non fosse più di questo, più di una danza sensuale, non avrebbe imposto una forma così responsabile; non possederebbe movimenti ripetuti, continuati, generali ; non sarebbe un ballo di carattere impersonale."

    Invece per Rossi è molto chiaro che:
"…il tango trionfò all'estero perché non si era mai vista prima un ballo di coppia che gli assomigliasse, perchè si presentò come un'innovazione inestimabile nella coreografia sociale" e perché "la sua continenza originale tentò la sensualità e fu la base del suo successo sociale."

    Però Ferrer propone un'altra interpretazione riguardo alla diffusione e accettazione del tango, nonostante le sue parole siano destinate a esaminare il fenomeno all'interno del nostro proprio mondo:
"La Grande Guerra ripulì, ma appena in superficie naturalmente, la pacatezza dell'aristocrazia - e attraverso il più crudo snobismo che la separava dal popolare. Non si trattò senza dubbio di un avvicinamento per simpatia, né molto meno: si prese con le pinze qualcosa che interessava separatamente i suoi creatori. Questo accadde soprattutto quando nei molti vascelli che attraccavano nei nostri porti si cominciò a ballare, nelle feste di bordo, la musica popolare nordamericana: i one e two-steps. Fatti tanto trascendentali quanto l'alleggerimento del vestiario, contribuirono ad avvicinare il tango alle 'alte sfere'."

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*[ André de Fouquières, docente, uomo di lettere, drammaturgo. Parigi 1874 - 1959 ]
*[ Chiripà. Elemento di vestiario tipico dei gaucho ]