[ ANTOLOGIA ]

3 - Il mondo del compadrito

    "Era un ragazzo in lutto…", qualcuno ha detto circa il compadrito [ * ]. E dopo qualcun altro commentò: "… era uno schiavo del coraggio o della caricatura del coraggio…"

    Per Lugones il compadrito non è altro che "… un ibrido triplo di gaucho, di gringo e di negro."

    Fernando Guibert invece spiega la sua esistenza come tradimento e oblio della pampa. Di tale oblio, scrive: "… nacque l'uomo comune, l'uomo si ritrovò paesano smantellato ed è per questo che al compadrito gli si smantellò il destino, si rinchiuse nel vicolo e nella traversa e imparò a camminare per il marciapiede …" Il suo coraggio, sostiene, è il coraggio di questa stessa terra. E spiega così: " Il coraggio spuntò da questa terra come le dita della mano, compagno della vita e della necessità, vestì tutte le sue maschere e tutti i suoi colori, s'ingegnò con tutti gli attrezzi, tutte i ferri e tutte le lame, si piantò al suolo in qualsiasi maniera in tutte le posizioni. Per questo il nostro compadrito, figlio del popolo e nipote della necessità, si vestì persino col popolo, s'ingegnò con esso e soprattutto mise radici. Se ne stette là, sul marciapiede della sua strada, un brandello di eternità, miagolando il coraggio col pelo ritto, inarcando la schiena felina dei suoi istinti, come chi sta per saltare una pozzanghera, che alla fine gli andò di saltare."

    Miguel D. Etchebarne scrive: "Il compadre continuò, come il gaucho suo predecessore, a fare del coraggio un culto. Però l'esistenza quotidiana non gli permetteva, come era successo con quello, di mettere alla prova la sua potenza nel combattimento col suo simile o con la natura. Andava così sorgendo nel compadre una forza che, accumulata, si trasformava in malattia. Per curarsi con il sollievo della prodezza, nacque la provocazione. Però questa non accontentò mai lo spirito nato per uno scopo migliore. Da qui la sua scura e indecifrabile tristezza, un misto di pentimento personale e di risentimento sociale, che trovò la sua espressione nel tango".

    Il mondo del compadrito , le strade in cui visse, "quegli scarni sobborghi" della città da dove spuntò il suo coraggio, sembrano rinascere con queste parole di Guibert: "Fu la periferia, il rione, il luogo dove crebbe il suo destino tormentato. Là le case erano umili, piccole e silenziose; per i compadritos si fecero anche più piccole e silenziose e spaventate dai sospetti. Fu nella periferia con i suoi muretti e muraglioni impolverati dove rimuginarono l'angoscia, il risentimento o semplicemente pensieri passeggeri, quei muri che fecero da spalla alle loro spalle di guappi rinfoderate come violini. Fu nella periferia di marciapiedi dimenticati da Dio, che si fecero tamburi della loro camminata vanitosa alla ricerca dello scontro."

    I nomi concreti di tale mondo erano: " …il quartiere di Retiro, Corrales, Montserrat, e all'incirca nel '90, il quartiere di Tierra del Fuego, che come furbescamente suggeriva un guerriero, aveva 'tutto il necessario per vivere: l'ospedale, il carcere e il cimitero…'. Tutto per grazia divina…"

    Sáenz Quesada propone tuttavia tre varianti di compadrito: " Le tre tipologie teologali - spiega - si incarnavano in tre tipi distinguibili a vista: il compadron, con smisurata fede in se stesso, rigidità da torcicollo ed ereditata arroganza da smargiasso; il compadrito, con la puzza di balera e la speranza di arrivare un giorno alla potere come boss del quartiere; e il compadre tout court, combinazione caritatevole degli altri due."

   Nell'opinione di Carella " …questo abitante della periferia non si distinse per la sua laboriosità né per il suo amore per il lavoro o per la vita sacrificata al sudore quotidiano. Viveva in perpetua incertezza economica. Il gioco e qualche furtarello occasionale erano la maggior parte delle sue entrate. Essendo la periferia la confluenza di due forze - quella rurale che combatte per entrare e quella urbana che combatte per uscire -, tratteneva il debole che trovava nell'acqua torbida la maniera di sopravvivere. La donna al contrario, non sempre stava con piacere in tale ambiente; il lavoro era pesante il guadagno scarso. Per lei tale vita era una maledizione dalla quale fuggire. Appena aveva una proposta per andarsene, accettava, lasciando il delinquente nel suo brodo, con il lamento come consolazione."

   Il Santos Vega di Ascasubi raccoglie un'immagine meno sordida de compadrito: "… ragazzo solitario, ballerino, innamorato e cantore…" tanto che Monner Sans lo chiama " … furfantello fanfarone e smargiasso"

    Lunghe e documentate pagine dedicò José Sebastián Tallon al compadrito. Dice: " …tra le passioni secondarie e abituali della realtà del compadrito - sempre un grande ballerino, e in verità lo era - c'era il tango. Una buona parte dei musicisti e ballerini dell'epoca erano essi stessi compadritos canfinfleros [ruffiani]. Il musicista e il ballerino di tango attraevano con incanto irresistibile le prostitute. Il compadrito che non era musicista né ballerino prestigioso doveva farsi valere con loro per la sua "guapeza", cioè a dire il suo pugnale…" " Il sensuale psicopatico, l'erotico rilassato, il venereo assillante, stava fin nel modo di camminare del compadrito stesso. Il ruffiano più infelice meritava tuttavia tale titolo per la sua fisionomia evidente di professionista della libido. Da lontano si sentiva il suo odore di casa aperta, di degenerazione mentale, di eredità alcolica, di erotomania."

    Non è necessario dipingere "El Civico" (che viveva nella stanza N°15 di El Sarandi, un conventillo situato nella via eponima tra Constitucion e Cochabamba) come un bravo ragazzo eccezionale, poiché la chiave principale del suo successo, si sa, stava nella seduzione, però la seduzione indispensabile, ammaliante, del suo fisico. La seconda chiave stava nella sua astuzia - vivacità - nella dissimulata freddezza criminale, nell'arte del coltello, nel coraggio. La terza chiave stava nella sua "simpatia, nelle abitudini da facoltoso, nei finissimi modi, nei suoi contatti sociali, nel suo famoso talento di ballerino, nella sua parlantina. Venerato da tutti i criollos. Lo era e cercava di esserlo molto di più…" Questo personaggio della realtà, che "… si diceva uomo di Alem e di Yrigoyen " viveva in una casa "… che riluceva come una vetrina da gioielliere in una strada opaca"… " alcuni mobili Luigi XV, con gingilli e pupazzi. Cuscini dipinti da suoi amici del carcere. Suoi ritratti a profusione, nei quali appariva in atteggiamento da cantante o in pose decorative di ballerino, in sospensione plastica [corte o quebrada] ; o altrimenti con altri guappi in feste campestri…"… "una lampada a cherosene di grandi dimensioni che El Civico prestava ai vicini quando nel patio si ballava". "Nel lato visibile del guardaroba una costosa chitarra, sua e per gli amici, in una custodia di velluto celeste; anche quella senza dubbio lavoro carcerario, la custodia era ricamata con un pavone reale e, sotto, la parola Recuerdo. Sopra il letto, una coperta policroma che usava anche per le feste come travestimento da gaucho ribelle. Ad ogni lato del letto un cuscino floreale e in testata (da un lato perché non fosse nascosto dalla zanzariera di tulle bianco) un'immagine di San Roque. Sotto ai cuscini, il coltello, il pugnale, la baionetta a sciabola (arma da guappo) ricostruita per suo uso personale…" Nel bagno, grande collezione di ammennicoli da maquillage e da ornamento e flaconi di profumo. Il voluminoso e brillante ciuffo de El Civico andava sempre profumato, per preferenza generale dell'alta società del tempo, con Sola Mia [Nome di un profumo della marca Lubin] "
    "Cortese con tutto il mondo, El Civico si sedeva a bere mate nel patio. Tra le dita ingioiellate fumava una sigaretta Vuelta Abajo, Atorrante o SigloXX. Le ragazze vivaci del conventillo gli sorridevano senza pericolo e senza imbarazzo, di nascosto da La Moreira (sua moglie), mandando occhiate di ammirazione alla sua splendida eleganza da signore, al suo abbigliamento, al suo profumo, alle lunghe e arricciate forme dei suoi artistici baffi…
    " Le sue preferenze [quelle di El Civico] andavano al locale di Hansen, perché ogni compadrito della sua classe anelò sempre a frequentare persone altolocate … Per vestirsi e adornarsi, i compadritos erano esagerati in tutto. Il termine relajados era quello usato all'epoca per definirli. Quelli che arrivavano a tali estremi come indossare gli anelli sopra i guanti, venivano chiamati relajados dagli stessi compadritos. Imitavano la moda dei ricchi e si vestivano e agghindavano con un narcisismo esagerato da donna, evidentemente sensuale e ambiguo…" "L'ancheggiare criollo nel camminare, che ebbe origine nei tacchi alti, essi lo fecero un po' affettato se non effeminato…" " Dal profumo dei capelli al lucido delle scarpe, tutto ne El Civico era erotico. Dallo sguardo al modo di camminare, dal parlare amorevole all'ingioiellamento delle mani curate."
    "E così pure amava la sua donna. E l'amava senza sosta con dedizione esclusiva e minuziosa" …" Senza abitudini borghesi, senza distrazioni, senza assenze fisiche né mentali, nella vita privata egli era una carezza raffinata e costante per la sensibilità della compagna e sapeva essere ammaliante anche mentre dormiva. Quando la piccchiava, lei si faceva picchiare, pur essendo, e lo era, capace di lottare come un guappo, perché non la castigava con la brutalità di quelli che non avevano risorse migliori per domare le loro prostitute, ma con l'esigenza del buon padrone o dell'innamorato geloso. Se se ne fosse andata, l'avrebbe cercata per ammazzarla; o magari avrebbe ricercato l'oblio nel bicchiere o persini, per lei, la morte di tristezza. Non mentono i testi del tango che da Contursi continuano a commuovere la gente argentina con i lamenti del ruffiano abbandonato…"
   

   Carella ricorda:
"Le orillas pullulavano di individui di questa natura, che per niente ingaggiavano un combattimento; e donne indomite che non lasciano il coltello nella giarrettiera. Esse non sempre sono belle; devono essere, questo sì, buone ballerine. Duelli di guappi che si battono con lame corte dopo essersi legati le gambe con le proprie fasce per mantenere una distanza fissa: così vincono o muoiono" E aggiunge: "Per fortuna questo mondo di passioni tragiche e ombrose (radice sociale e psicologica) sono presenti nel tango - testi e musica - come un mistero da scoprire. Indovinò colui che disse che il tango è uno stile di vita".

   Anche Gálvez [ * ] ha tentato di dipingere il compadrito e il suo mondo:
"Bella sentì gli occhi del cattivo trapassarla, e improvvisamente scomparvero i mesi passati, i bei ricordi, il suo amore. Si dimenticò assolutamente di tutto. E non ebbe coscienza di nulla, a parte quell'uomo che l'aveva fatta sua e la dominava… E ballò e ballò per un lungo tempo meccanicamente, senza sapere quello che faceva né perché lo faceva."
[Manuel Gálvez, Historia de arrabal, 1922 ]

    L'evocazione del compadrito occupa spazio anche in alcune pagine di Carriego [ * ]. La sua poesi El Guapo, dice:

El barrio le admira. Cultor del coraje,                             Il quartiere lo ammira. Cultore di coraggio,
conquistó, a la larga, renombre de osado,
                   conquistò alla lunga reputazione di audace;
se impuso en cien riñas entre el compadraje
                si impose in cento risse tra compadrini
y de las prisiones salió consagrado.
                             e dalle prigioni uscì consacrato.
Conoce sus triunfos y ni aún le inquieta
                        Conosce i suoi tronfi e neppure lo inquieta
la gloria de otros, de muchos temida,
                           la gloria degli altri, da molti temuta,
pues todo el Palermo de acción le respeta
                  poiché tutto Palermo che conta rispetta
y acata su fama, jamás desmentida.
                             e accetta la sua fama, mai smentita.
Le cruzan el rostro, de estigmas violentos,
                   Gli attraversano il viso le stigmate violente,
hondas cicatrices, y quizás le halaga
                            profonde cicatrici e magari lo lusinga
llevar imborrables adornos sangrientos:
                       portare incancellabili adorni sanguinari:
caprichos de hembra que tuvo la daga.
                        capricci di femmine col pugnale.
La esquina o el patio, de alegres reuniones,
               L'angolo o il cortile, in allegre riunioni,
le oye contar hechos, que nadie le niega:
                    lo ascolta raccontare fatti che nessuno nega:
¡Con una guitarra de altivas canciones
                        con una chitarra di canzoni boriose
él es Juan Moreira, y él es Santos Vega!"
                   egli è Juan Moreira ed egli è Santos Vega!
………………
Aunque le ocasiona muchos malos ratos,
                    Benchè gli provochi attimi molto brutti,
en las elecciones es un caudillejo
                                  nelle elezioni è un condottiero
que por el buen nombre de los candidatos
                  che per il buon nome dei candidati
en los peores trances expone el pellejo.
                       nei momenti cruciali mette in gioco la pelle.

 

    Borges propone un'altra opinione sul compadrito:
" L'uomo di periferia [arrabalero], per lo più, è qualcosa talmente gratuito e senza anima, che le due raffigurazioni letterarie classiche del nostro suburbio poterono fare a meno di lui."

    E Manuel Pinedo assicura, al contrario, con indissimulata nostalgia:
"Finchè ci sarà un garofano sull'orecchio del compadrito [cuarteador]; finché perdurerà un tango che sia felice e litigioso e limpido; finché dall'alto della gru lo scaricatore governerà taciturno il lento fiume dei tre cavalli, e finchè il coraggio o la vendetta preferiranno il tacito pugnale al tumultuoso revolver, ci sarà l'uomo…"

    Nel citare una frase di Belisario Roldàn: ( "Questo paese mai sarà colto finchè esisteranno libertini e bulli!" ) Carella ricorda un paragrafo (molto penetrante, dice) di un altro scrittore:
"L'ambiente non offriva un'educazione, un arte, una scienza, una politica, un modo di vivere, con propri incentivi per saziare fisicamente e mentalmente l'individuo. La sfida, la controversia, il combattimento, offrivano in cambio l'indispensabile sollievo."

    Su questa strada, la storia del compadrito non è altro che la storia di un lungo, profondo risentimento:
"Il compadrito desiderava essere l'uomo che non poteva diventare perché sapeva che non lo era, ciò lo angustiava e quanto più cresceva la sua ombra tra gli altri, più cresceva la voglia di essere ancora più bullo. Così, disperato mettendo alla prova se stesso, accumulava prodezze su prodezze, mentre assisteva al dramma della sua impotenza esistenziale nonostante la mascolinità impaziente e studiata, assisteva al dramma della sua inferiorità, malgrado lo smoderato alzarsi delle sue spalle e il suo guardare di sbieco, dispensando una sua frase o il suo silenzio. Era inferiore e lo capiva, e capiva anche che la sua sorte era fissata, per questo il suo risentimento già gli aveva inferto la prima pugnalata nella spalla. Era l'attore e il pubblico, parlava sempre per mettersi in mostra declamando, sempre esibiva l'esigenza di confrontarsi, però malgrado il mostrarsi col suo cuore nudo, era solo la scorza del cuore, perché dentro, spesso, stava rattrappito come in un gomitolo di paura, di fatica o di schifo per se stesso."

    Borges ha narrato una scena di compadritos che "è la storia totale della malavita":
"Ben delineato su un fondo di muri celesti o di alto cielo, due compadritos inguainati in seri vestiti neri ballano su scarpe da donna un ballo tristissimo che è quello della loro coppia di coltelli, fino a quando da un orecchio salta un garofano perché il coltello è entrato in un uomo, che chiude con la sua morte orizzontale il ballo senza musica. Rassegnato l'altro si accomoda il cappello e consegna la sua vecchiaia alla narrazione del suo duello tanto limpido. Questa è la storia dettagliata e totale della nostra malavita."

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[* Compadre / compadrito: figura tra il bullo e il padrino; guappo, individuo arrogante, prepotente, spesso elegante e vanitoso, che normalmente ottiene il rispetto della gente di un quartiere. Generalmente è anche un bravo ballerino di tango e impavido nelle sfide al coltello ]
[* payador: cantastorie, stornellatore; payada: arte poetico musicale simile allo stornello italiano]
[* Manuel Gálvez è stato uno scrittore, poeta e storico argentino. 18 luglio 1882, Paraná, Argentina - 14 novembre 1962, Buenos Aires, Argentina]
[* Evaristo Francisco Estanislao Carriego, poeta argentino, Paranà 1883 - Buenos Aires 1912]
[* José Sebastián Tallon, scrittore, pittore, poeta, caricaturista, musicista argentino, 1904 -1954]