TANGO, CANZONE DI BUENOS AIRES

3 - Malcontento

   Quest'uomo ha il terrore del ridicolo e la sua insolenza nasce in buona misura dalla sua insicurezza e dalla sua ansia che l'opinione degli altri possa essere sfavorevole o dubbiosa. Le sue reazioni hanno molto dell'isterica violenza di certi timidi. E quando inferisce i suoi insulti o i suoi schiaffi alla donna, sicuramente sperimenta un oscuro sentimento di colpa. Il risentimento contro gli altri è l'aspetto esteriore del rancore contro se stesso. Possiede insomma quel malcontento, quel malumore, quella vaga acredine, quella indefinita e latente rabbia contro tutto e tutti, che è la quintessenza dell'argentino medio.
    Tutto questo fa del tango una danza introversa persino introspettiva: un pensiero triste che si balla. Al contrario di ciò che succede negli altri balli popolari, che sono estroversi ed euforici, espressione di gazzarra o allegramente erotici. Solo un gringo può fare la pagliacciata di sfruttare un tango per conversare o per divertirsi.
    Il tango è, se ci si pensa bene, il fenomeno più ombroso che sia apparso nel ballo popolare.
    Qualcuno argomenta che non è sempre drammatico e che, come tutto ciò che è porteño [*] in generale, può essere umoristico; volendo dire, suppongo, che l'allegria non gli è estranea. Il che in nessun modo è esatto, poiché in tali casi il tango è satirico, il suo umorismo possiede l'aggressività della battuta argentina, i suoi epigrammi sono rancorosi ed eccessivi.

Durante la semana, meta laburo,                            durante la settimana, solo lavoro,
y el sábado a la noche sos un bacán.                     e il sabato notte sei un signore.

[ da Garufa, 1928, música: Juan Antonio Collazo, letra: Víctor Soliño / Roberto Fontaina ]

   È il lato caricaturale e ironico di un'anima cupa e pensierosa:

¡Vean si no es pa suicidarse                                  Guarda, se non è per suicidarsi
que por este cachivache                                         che per questa cianfrusaglia
sea lo que soy!                                                         sono quello che sono !

[ da Esta noche me emborracho, 1927, musica e testo di Enrique Santos Discepolo]

   Un napoletano che balla la tarantella lo fa per divertirsi; il porteño che si balla un tango lo fa per meditare sulla sua sorte (che generalmente è penosa) o per smussare i cattivi pensieri sulla struttura generale dell'esistenza umana. Il tedesco che pieno di birra volteggia con la musica tirolese, se la ride e candidamente si diverte; il porteño non ride nè si diverte e quando sorride di sbieco, tale gesto si distingue dal riso del tedesco quanto un pessimista gobbo da un professore di ginnastica.

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[* Porteño: bonaerense, di Buenos Aires ]